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al testo di Paolo Mazzocchini
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Si leva come vento notturno una pensierosa ouverture di sibili sbiascicati, onda lenta che svetta improvvisa nel grumo di un ruggito, esplode nella cresta del sonno, atomico enfisema che sbrana l’aria innocente cala il suo fendente al napalm tra gore ombrate di esotiche verzure a pena germinate. Pareva quasi acquetata la belva – nel mentre che risali la china erbosa del sogno e affiori oltre un velo d’idillio. Invece di colpo ne rilievita il fiato tracolla la dentata noncuranza del masso che rimbalza sopra tenerelli fiori di prato, precorso dal boato che sventra ogni torturata speranza. |
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